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Italia

« Il Bel Paese / ch'Appennin parte e 'l mar circonda e l'Alpe »
(Francesco Petrarca, Rerum Vulgarium Fragmenta, s. CXLVI)
L'Italia (IPA: [iˈtaːlja] Ascolta[?·info]), ufficialmente Repubblica Italiana,[1] è una repubblica parlamentare situata nell'Europa meridionale, con una popolazione di 60,8 milioni di abitanti e capitale Roma. Delimitata dall'arco alpino confina a nord, da ovest ad est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; il resto del territorio, circondato dai mari Ligure, Tirreno, Ionio ed Adriatico, si protende nel mar Mediterraneo, occupando la penisola italiana e numerose isole (le maggiori sono Sicilia e Sardegna), per un totale di 301 340 km².[2]
Roma, che fu capitale dell'Impero romano, è stata per secoli il centro politico e culturale della civiltà occidentale. Dopo il declino dell'impero romano, l'Italia medievale fu soggetta ad invasioni e dominazioni di popolazioni straniere, come gli Ostrogoti, i Longobardi ed i Normanni. Nel XV secolo, con la diffusione del Rinascimento, ridivenne il centro culturale del mondo occidentale, ma dopo le guerre d'Italia del XVI secolo ricadde sotto l'egemonia delle potenze straniere, francese, spagnola e austriaca. Durante il Risorgimento combatté per l'indipendenza e per l'unità finché nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia che cessò di esistere nel 1946, dopo il ventennio fascista e la sconfitta nella seconda guerra mondiale quando, a seguito di un referendum istituzionale, lo Stato italiano divenne una repubblica.
Nel 2010 l'Italia, ottava potenza economica mondiale, è un paese con un alto standard di vita: l'indice di sviluppo umano è molto alto, 0,854, e la speranza di vita è di 81,4 anni.[3] È membro fondatore dell'Unione europea, della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OCSE, aderisce all'ONU e al trattato di Schengen. È inoltre membro del G7, G8 e G20, partecipa al progetto di condivisione nucleare della NATO, è una delle potenze regionali europee e si colloca in nona posizione nel mondo per le spese militari. L'Italia vanta il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO[4] ed è il quinto paese più visitato del mondo.

Indice [nascondi]
1 Etimologia del nome Italia
2 Storia
3 Geografia
4 Geologia
5 Popolazione
6 Ordinamento dello Stato
7 Cittadinanza italiana
8 Ordinamento scolastico
9 Sistema sanitario
10 Criminalità
11 Media e libertà d'informazione
12 Economia
13 Ambiente
14 Arte
15 Scienza
16 Sport
17 Tradizioni
18 Gastronomia
19 Festività
20 Note
21 Bibliografia
22 Voci correlate
23 Altri progetti
24 Collegamenti esterni

Etimologia del nome Italia

Per approfondire, vedi la voce Etimologia del nome Italia.
Il nome proprio "Italia" nasce come toponimo. La sua origine, oggetto di studi sia da parte di linguisti che di storici, è controversa. Non sempre, tuttavia, sono suggerite etimologie in senso stretto, bensì ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla specifica ricostruzione linguistica del nome oppure che sono riferite a tradizioni non dimostrate (come l'esistenza del re Italo) o poco verosimili (come la correlazione del nome con la vite).

Storia

Preistoria e protostoria

Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata a partire dal paleolitico, periodo di cui conserva numerosi siti archeologici come la grotta dell'Addaura, i Balzi rossi, Monte Poggiolo, il ponte di Veja, la Grotta Guattari, Gravina in Puglia, Altamura e Ceprano.[5]
Numerosi ritrovamenti documentano anche il periodo neolitico (cultura della ceramica cardiale e cultura dei vasi a bocca quadrata), l'età del rame (cultura di Remedello, cultura del Rinaldone, cultura del Gaudo), l'età del bronzo (incisioni rupestri della Val Camonica, cultura dei castellieri, cultura appenninica, civiltà nuragica, cultura delle terramare, cultura protovillanoviana) e l'età del ferro, durante la quale alcune popolazioni raggiungono un discreto livello culturale e artistico, come la civiltà villanoviana.
Le informazioni sugli abitanti dell'Italia in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette a verifica continua. Popoli indoeuropei, trasferitisi in Italia dall'Europa orientale e centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sanniti, latini, ecc.), si mescolano alle etnie preesistenti nel territorio, assorbendole, o stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.

Nell'Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi sono i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti), mentre nell'Italia nord-orientale vivono i Paleoveneti, di origine incerta, forse italica o illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.[6][7]
Nell'Italia peninsulare, accanto agli Etruschi convivono popoli di origine indoeuropea definiti italici, fra cui Umbri, Latini, Sabini, Falisci, Volsci, Equi, Piceni, Sanniti, Apuli, Messapi, Lucani, Bruzi e Siculi. Altri popoli non indoeuropei, autoctoni, erano presenti in Sicilia (Elimi e Sicani) ed in Sardegna, abitata fin dal II millennio a.C. da varie etnie nuragiche, forse identificabili con l'antico popolo degli Shardana.[8]

Colonizzazione fenicia e greca

I primi colonizzatori stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori sulle coste della Sicilia e della Sardegna. Alcuni di questi diventano in breve piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle colonie greche; tra i principali centri vi sono le città di Mozia, Zyz e Kfra in Sicilia e Nora, Sulki e Tharros in Sardegna.[9]
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del sud Italia, dando vita alla Magna Grecia, e della Sicilia. Coloni ionici fondano Elea, Cuma, Rhegion, Partenope, Naxos, Zancle e Katane. Coloni dorici fondano Syrakousai (i siracusani fonderanno poi Adria ed Ankon), Megara Hyblaea, Leontinoi e Tarentum. Gli Achei fondano Sybaris (alcuni esuli sibariti fonderanno Paestum), Kroton, Locri Epizefiri e Metapontum, Tarentini e Thurioti fondano Heraclea.
La colonizzazione greca pone i popoli italici a contatto con forme di governo democratiche e con espressioni artistiche e culturali elevate.[10]

L'età romana

La regione geografica italiana viene unita politicamente per la prima volta con la Repubblica romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma snatura il carattere nazionale che questa regione stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.[11]
Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma imperiale, con la sua organizzazione socio-politica, lascia un segno indelebile nella storia dell'umanità. In tutti i territori dell'impero, i romani costruiscono città, strade, ponti, acquedotti e fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo integrando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continueranno a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.
L'Impero romano d'Occidente cade nel 476 quando Odoacre, ultimo di una schiera di condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto.[12]

Il Medioevo

Odoacre governa l'Italia fino al 493, quando viene deposto e ucciso, dopo una guerra di cinque anni, dagli Ostrogoti di Teodorico. Inizia allora il regno ostrogoto, un dominio che rappresenta un periodo di pace e stabilità e che s'interrompe nel 535 quando il territorio italiano diventa teatro della guerra gotica, che vede l'imperatore d'Oriente Giustiniano I contrapporsi al regno ostrogoto. Nel 553, dopo quasi un ventennio, l'impero bizantino riesce a sconfiggere gli Ostrogoti e ad annettere l'Italia. Il conflitto devasta l'intero territorio, portando ad una grave crisi demografica, economica, politica e sociale.[13] Centro del potere bizantino in Italia diviene Ravenna. Gli anni della dominazione bizantina vedono l'aggravarsi delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione fiscale e di una terribile pestilenza che spopola ulteriormente il territorio tra il 559 e il 562. L'Italia, indebolita e impoverita, non ha la forza di opporsi a una nuova invasione germanica, quella dei Longobardi capeggiati da Alboino.

Tra il 568 e il 569 la penisola perde l'unità politica: i Longobardi, entrando dal Friuli, conquistano gran parte dell'Italia centro-settentrionale, chiamata Langobardia Maior, e poi dell'Italia meridionale, la Langobardia Minor.[14] La Langobardia Maior, con capitale Pavia, cade dopo circa due secoli, a seguito della sconfitta subita ad opera di Carlo Magno nel 774,[14] quella Minor sopravvive fino all'XI secolo, quando viene conquistata dai Normanni. I successivi tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro Romano Impero, ad opera in particolare di Berengario del Friuli e di Arduino d'Ivrea,[15] non hanno successo.

I primi secoli dopo il Mille vedono l'affermarsi delle repubbliche marinare (le più note sono Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), e poi dei liberi comuni medievali, spesso in conflitto tra loro ma accomunati dal ricordo dell'antica grandezza romana, perpetuata idealmente da quella cristiana, nonché da un forte desiderio di autonomia, che li porterà a schierarsi, nella contesa tra Papato e Impero, in due opposte fazioni, rispettivamente Guelfi e Ghibellini.[16]
La vittoria nella battaglia di Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa (1176), e la rivolta dei Vespri siciliani contro il tentativo del fratello del re di Francia Carlo I d'Angiò di assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica ottocentesca come i simboli del primo ridestarsi di una coscienza di patria.[17] Questi sono i segnali di un cambiamento che, consolidandosi e accompagnato dal risveglio religioso che si ha nel Duecento con Gioacchino da Fiore e Francesco d'Assisi, portano al Rinascimento.[18]
Con l'uscita di scena degli imperatori di Germania, il fervore della civiltà comunale raggiunge infine il suo apogeo economico, spirituale, artistico, alimentato dagli ideali di numerosi poeti, tra cui Dante Alighieri, e dall'esigenza, fatta propria da Cola di Rienzo, della rinascita dell'unità d'Italia.[19]

L'età moderna

Diversi fattori impediscono tuttavia la nascita di uno Stato unitario come avviene nel resto d'Europa: al timore del Papato di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua autonomia, si aggiunge la suddivisione in tanti piccoli Comuni, che lentamente si tramutano in Signorie, rette da importanti famiglie, come i Medici a Firenze, i Visconti e gli Sforza a Milano, i Della Scala a Verona e gli Este a Ferrara. I capi politici italiani devono supplire con l'intelligenza strategica alla superiorità di forze degli stati nazionali europei. Un esempio è Cosimo de' Medici, tra i maggiori artefici del Rinascimento fiorentino, la cui politica estera saprà individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli stati stranieri di intervenire in Italia approfittando delle sue divisioni.[20]
La strategia di Cosimo, proseguita dal suo successore Lorenzo il Magnifico, non viene compresa dagli altri prìncipi italiani, e si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492. Da allora l'Italia diventa il teatro di numerose invasioni straniere: dapprima da parte francese ad opera di Carlo VIII e Luigi XII, poi delle truppe spagnole di Carlo V. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi al ritardo del processo politico di unificazione, ma fa anche registrare episodi di patriottismo, come il gesto di Ettore Fieramosca nella disfida di Barletta.[21]
Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante in Europa, che avevano portato ad episodi luttuosi come il sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di Venezia manterrà una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è invece un secolo di crisi per tutto il paese: la Chiesa, che ha subìto la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, sia con iniziative educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli stati protestanti. L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono in Europa, ma è soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da epidemie.[22] Scoppiano perciò numerose rivolte contro la dominazione spagnola, di cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.
All'inizio del Settecento finisce il periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli spagnoli.[20] Tornata la pace in tutta la penisola, dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'illuminismo fa sì che anche l'Italia venga investita da importanti riforme, che coinvolgono in particolare il Ducato di Milano sotto Maria Teresa d'Austria e Giuseppe II d'Asburgo, il Granducato di Toscana sotto Pietro Leopoldo di Lorena, che nel 1786 con il codice leopoldino abolisce, per la prima volta nella storia, la pena di morte e il Regno di Napoli, animato dal vivace dibattito dei pensatori. Di rilievo le figure degli intellettuali Giambattista Vico, Gaetano Filangieri, Cesare Beccaria, Alessandro e Pietro Verri[23].

L'Unificazione

L'arrivo in Italia delle truppe napoleoniche risveglia il sentimento nazionale,[24] richiamato nel proclama di Rimini,[25] con cui Gioacchino Murat, durante la guerra austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si uniscano per salvare il regno di Napoli. È l'inizio del Risorgimento, il periodo della storia d'Italia che porta all'unità politica e all'indipendenza della nazione e che occupa un arco temporale di vari decenni, concludendosi solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia, sotto la dinastia di Casa Savoia.
Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla società segreta della Carboneria, cui seguono i moti del 1820-1821, duramente repressi dagli austriaci. All'affermazione della Carboneria segue quella della Giovine Italia e altri tentativi insurrezionali, tra cui quello dei fratelli Bandiera (1844).
I moti del 1848 portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, che vede coinvolte le popolazioni cittadine, in particolare durante le cinque giornate di Milano, le dieci giornate di Brescia, la Repubblica Romana e la spedizione nel 1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie.[26] Né la guerra, né gli altri tentativi sono però coronati da successo.
Nel 1859, con la seconda guerra d'indipendenza prima e con la spedizione dei Mille poi, s'innesca il definitivo processo di unificazione, che porta in breve alla conquista e all'annessione di varie regioni e del Regno delle Due Sicilie: pochi mesi dopo, nel 1861, a Torino viene proclamato il Regno d'Italia, che non comprende ancora il Veneto, il Lazio, il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia.
Tra i maggiori artefici del processo spiccano Mazzini, fondatore della Giovine Italia e figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del regno di Sardegna e Vittorio Emanuele II, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.[27]

Il Regno d'Italia

Al Regno d'Italia vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra d'indipendenza e, dopo la presa di Roma, che nel 1871 diviene capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione d'Italia le forti disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione del paese determinano l'insorgere della questione meridionale legata al brigantaggio, fenomeno da cui emersero temuti capibanda come Carmine Crocco, Luigi Alonzi e Pasquale Romano.[28]
A Vittorio Emanuele II succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, e Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione coloniale in Somalia, Eritrea e Libia mentre il periodo prebellico, dominato dalla figura di Giovanni Giolitti, è caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana.
Durante la grande guerra l'Italia, inizialmente neutrale, a seguito della stipula di un trattato segreto che gli accorda cospicui compensi territoriali, si allea alla triplice intesa contro gli Imperi centrali. Dopo due anni di guerra di trincea, il 24 ottobre 1917 l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e contrattacca sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz e con l'apporto di giovani leve, alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre).
Vinta la guerra, l'Italia completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori promessi col patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la cosiddetta vittoria mutilata.

Il fascismo

Nel contesto dei moti popolari del biennio rosso nasce lo squadrismo che reprime, con intimidazioni e attacchi alle sedi delle organizzazioni socialiste, i moti operai e contadini. Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, sale al potere.
Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti[29] e, come stabilito dalla legge Acerbo, i due terzi dei seggi, assegnati alla lista di maggioranza relativa che abbia raccolto almeno il 25% dei voti.[30] La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo rapimento ed uccisione.[29] Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara dittatore.
Nel biennio 1925-1926 vengono emanate le cosiddette leggi fascistissime, che avviano la trasformazione del Regno in uno stato autoritario, mediante l'istituzione del Tribunale Speciale Fascista, del confino politico per gli antifascisti e della polizia segreta, l'OVRA. Nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi, chiudendo la questione romana e nel 1938 vengono emanate le leggi razziali, principalmente, ma non solo, nei confronti degli ebrei, seguendo il modello del "Manifesto della razza".

Dal 1935 Mussolini accentua la sua politica estera aggressiva attraverso la conquista dell'Etiopia, la proclamazione dell'Impero coloniale italiano, l'intervento nella guerra civile spagnola e l'occupazione dell'Albania; nel maggio 1939 firma il patto d'Acciaio che sancisce l'alleanza alla Germania nazista di Adolf Hitler al cui fianco l'Italia entrerà in guerra, dopo un iniziale periodo di non belligeranza, il 10 giugno 1940 contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero giapponese, agli Stati Uniti.
Le sconfitte militari su tutti i teatri bellici e soprattutto le disfatte ad El Alamein in Nord Africa e sul fiume Don sul Fronte russo, indeboliscono Mussolini che, il 24 luglio 1943, in una riunione del Gran Consiglio del Fascismo, viene sfiduciato. Il giorno seguente viene fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele e sostituito a capo del governo con Pietro Badoglio; poche settimane dopo viene firmata la resa, mentre la Germania scatena l'operazione Achse e occupa militarmente le regioni centro-settentrionali della penisola, Roma compresa. La campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza italiana, si conclude nell'aprile del 1945 con la liberazione dei territori occupati, la capitolazione delle forze tedesche e la disgregazione della Repubblica Sociale Italiana, la struttura di governo collaborazionista organizzata da Mussolini dopo l'8 settembre. Il Duce, catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945.
A guerra finita l'Italia è in condizioni critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei hanno raso al suolo molti centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte.[31] Il numero di italiani morti è stimato tra 415 000 (330 000 militari e 85 000 civili)[32] e 443 000 unità.
Sul piano geopolitico l'Italia perde tutte le colonie africane, cede il Dodecaneso alla Grecia e l'Istria alla Iugoslavia, mentre l'Albania entra nell'area d'influenza dell'URSS. Gli italiani residenti nei territori della Venezia Giulia subiscono i massacri delle foibe e vengono costretti all'esodo.[33]

L'Italia repubblicana

Il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica. Il 1º luglio Enrico De Nicola viene nominato primo presidente della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi è il primo presidente del Consiglio e il 1º gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana.[34] Sono gli anni del miracolo economico, favoriti da un'elevata disponibilità di manodopera, dovuta a un forte flusso migratorio dalle campagne alle città e dal sud verso il nord. La crescita media del PIL del 6,3% tra il 1958 ed il 1963[35] consente la riduzione del divario storico con paesi quali Regno Unito, Germania e Francia.
Negli anni settanta e ottanta attività di gruppi terroristici, sia di estrema destra che di estrema sinistra, portano prima alla strategia della tensione,[36] segnata da numerosi attentati come la strage di piazza Fontana, la strage di piazza della Loggia e la strage di Bologna, e poi agli anni di piombo, connotati da attentati ad esponenti del mondo istituzionale, sociale, e imprenditoriale.[37] Negli anni novanta i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vittime essi stessi per la causa, aiutati da valenti uomini della polizia, riescono a fare arrestare i maggiori membri di Cosa nostra.
Nel 1992 le indagini di mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolgono esponenti politici, principalmente del pentapartito, determinando la fine della prima Repubblica. Dopo lo scandalo nascono nuovi partiti, come la Lega Nord guidata da Umberto Bossi e Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi. In questa fase, definita seconda Repubblica, nuove coalizioni politiche prendono il posto dei vecchi partiti di massa dando vita ad un sistema parzialmente bipolare; vari esponenti del centrosinistra si alternano nella guida del paese a Silvio Berlusconi, leader del centrodestra che segna quegli anni e il cui modello di pensiero, definito berlusconismo, identifica un fenomeno sociale e di costume associato al Cavaliere.[38] L'alternanza di governo si conclude nel 2011 quando, sospinto anche dalla crisi del debito sovrano europeo, alla guida dello Stato s'insedia un governo tecnico guidato da Mario Monti.

Geografia

Geografia fisica

La regione geografica italiana, suddivisa in Italia continentale, peninsulare ed insulare, è unita al continente europeo dalla catena delle Alpi. Grazie alla sua posizione, costituisce idealmente un ponte di passaggio verso l'Asia e l'Africa.[39]
L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del mar Mediterraneo da quello centrale, ossia il Tirreno dallo Ionio. A nord del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare Adriatico. Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il mar Tirreno dal mar di Sardegna; le coste italiane si sviluppano su 7 456 km e presentano svariate forme (falesie, sabbiose, pietrose ecc.).[40]

Il suolo italiano, fortemente antropizzato, ha varie caratteristiche (vulcanico, endolagunare, calcareo ecc.);[41] le zone collinari sono prevalenti rispetto alle zone montuose e a quelle pianeggianti, l'altitudine media del territorio è di circa 337 m.s.l.m.
Le catene montuose si estendono per buona parte della nazione. Appartiene all'Italia una gran parte del versante meridionale del sistema alpino, per una lunghezza di circa 1 000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi Occidentali, dove sono numerose le cime che superano i 4 000 m tra cui il Cervino (4 478 m), il Monte Rosa (4 634 m) e il Monte Bianco (4 810 m), la montagna più alta d'Europa. La catena degli Appennini percorre tutta la penisola, dalla Liguria alla Sicilia, fino alle Madonìe; il Gran Sasso (2 912 m), situato in Abruzzo, è la sua vetta più alta.

Solo un quarto del territorio italiano è costituito da pianure; la Pianura padana, una distesa alluvionale formata dal fiume Po e dai suoi affluenti, è la più estesa di tutte. Seguono, per dimensioni, il Tavoliere delle Puglie e la Pianura salentina, due pianure di sollevamento, e il Campidano, un'altra pianura alluvionale.[42] Il punto meno elevato d'Italia è situato nella frazione di Contane, in provincia di Ferrara (-3,44 m).
Le isole maggiori sono la Sicilia e la Sardegna; molte sono le isole minori, in gran parte raccolte in arcipelaghi,[43] come l'arcipelago Toscano, cui appartiene l'isola d'Elba, l'arcipelago della Maddalena, l'arcipelago Campano, comprendente Ischia e Capri, le isole Ponziane, le Pelagie, le Eolie, le Egadi e le Tremiti.

Idrografia

L'Italia, per la presenza di diversi rilievi montuosi, con nevai e ghiacciai, di laghi e di acque sorgive, è ricca di corsi d'acqua. In genere, data la disposizione e l'altitudine dei rilievi, i fiumi più lunghi e di maggiore portata appartengono alla regione alpina mentre i fiumi appenninici, ad eccezione di Tevere ed Arno, hanno corso breve e regime torrentizio.
Il fiume più importante è il Po, lungo 652 km, portata media circa 1 460 m³/s e bacino di circa 70 000 km[44] (anche se il fiume più lungo che nasce nel Paese è la Drava). Esso attraversa la pianura padana sfociando nel mare Adriatico con un delta che è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
I laghi italiani più estesi, nell'ordine il lago di Garda, il lago Maggiore e il lago di Como, che è anche il più profondo (410 m),[45] sono situati nella fascia prealpina. Altri laghi importanti si trovano nella zona peninsulare, il lago di Bolsena, il lago di Bracciano e il lago di Albano d'origine vulcanica, il lago Trasimeno, il più esteso dell'Italia peninsulare e i laghi costieri, come il lago di Lesina e il lago di Varano.
Clima

La regione italiana (compresa tra il 47º ed il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale.
Il clima è fortemente influenzato dai mari che la circondano quasi da ogni lato e che costituiscono un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto temperato mediterraneo.[46]
Secondo la classificazione di Köppen,[47] l'Italia è suddivisa in tre tipi di clima (temperato, temperato freddo e freddo), a loro volta suddivisi in microclimi: si passa dal clima temperato subtropicale (presente nelle aree costiere della Sicilia, della Sardegna meridionale e della Calabria centrale e meridionale) al clima glaciale (tipico delle vette più elevate delle Alpi ricoperte da nevi perenni, a quote generalmente superiori ai 3 500 metri s.l.m.).

Geografia politica

L'Italia è uno stato membro dell'Unione Europea situato nell'Europa meridionale con capitale Roma. Delimitata a nord in gran parte dall'arco alpino, l'Italia confina ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzera e l'Austria e ad est con la Slovenia. I microstati San Marino e Città del Vaticano sono enclave, mentre il comune di Campione d'Italia costituisce una exclave situata nella regione italofona del Canton Ticino in Svizzera.
Gli enti territoriali che, in base all'articolo 114 della Costituzione costituiscono, assieme allo Stato, la Repubblica italiana sono:
le regioni (15 a statuto ordinario e 5 a statuto speciale);
le città metropolitane (non ancora istituite);
le province e i comuni (rispettivamente 110 e 8 092, dati ISTAT dell'anno 2011).[48]
Nell'elenco che segue, per ciascuna regione è riportato lo stemma ufficiale e il nome del capoluogo.

Regione Capoluogo
Valle d'Aosta[RSS 1] Aosta
Piemonte Torino
Liguria Genova
Lombardia Milano
Trentino-Alto Adige[RSS 1] Trento
Veneto Venezia
Friuli-Venezia Giulia[RSS 1] Trieste
Emilia-Romagna Bologna
Toscana Firenze
Umbria Perugia
Marche Ancona
Lazio Roma
Abruzzo L'Aquila
Molise Campobasso
Campania Napoli
Puglia Bari
Basilicata Potenza
Calabria Catanzaro
Sicilia[RSS 1] Palermo
Sardegna[RSS 1] Cagliari
^ a b c d e Regione a statuto speciale

Di seguito le prime dieci città italiane per abitanti del territorio comunale in base ai dati ISTAT[49] al 30 novembre 2011.
Pos. Comune Prov. Regione Abitanti
1 Roma Roma Lazio
2 783 300
2 Milano Milano Lombardia 1 342 337
3 Napoli Napoli Campania 957 838
4 Torino Torino Piemonte 906 057
5 Palermo Palermo Sicilia 654 211
6 Genova Genova Liguria 607 280
7 Bologna Bologna Emilia-Romagna 382 635
8 Firenze Firenze Toscana 373 077
9 Bari Bari Puglia 319 442
10 Catania Catania Sicilia 291 376

Geologia

La geologia dell'Italia è molto complessa: l'assetto fisiografico e geologico attuale dell'area comprensiva della penisola italiana, delle sue isole e dei bacini marini adiacenti, è il risultato di numerosi eventi geodinamici successivi riconducibili, in estrema sintesi, all'interazione tra due placche litosferiche, la placca africana e quella europea a partire dal Cretacico superiore, periodo nel quale iniziò la progressiva chiusura del paleo-oceano della Tetide. Il margine meridionale africano, frammentandosi durante l'avvicinamento al continente settentrionale europeo, ha originato una serie di microplacche interposte la cui successiva accrezione ha dato luogo nel corso del Cenozoico all'attuale territorio peninsulare e siciliano. In questo assetto si riconoscono due domini paleogeografici fondamentali, separati dalla linea Insubrica (Alpi centrali):
un dominio europeo, dato dal margine meridionale della placca europea, che include il blocco Sardo Corso e parte del mar Tirreno, l'arco Calabro Peloritano, il bacino del Mediterraneo occidentale, il sistema di falde alpine a vergenza europea, costituite principalmente da rocce metamorfiche e intrusioni di batoliti che testimoniano il regime di compressione derivato dal movimento della placca africana verso nord e dalla collisione con la placca continentale europea;
un dominio africano (in senso lato) costituito dall'insieme del Dominio Sudalpino e dei domini adriatico e apulo, che rappresentano l'insieme di microplacche accrezionate appartenenti al margine del continente meridionale.
Il Dominio Sudalpino è formato da un sistema di falde a vergenza adriatica, costituite principalmente da sequenze carbonatiche e miste che si prolungano ad est nelle Dinaridi.[50] Nella catena appenninica, la linea tettonica "Ancona-Anzio" separa l'Appennino settentrionale, principalmente costituito da flysch terrigeni, dall'Appennino meridionale ove le formazioni carbonatiche sono più frequenti. L'assetto strutturale appenninico è caratterizzato nel suo insieme da un sistema di falde che sovrascorre sull'avampaese apulo. Questo sistema di falde, che costituisce la parte affiorante della placca adriatica, si estende dal mar Ionio fino all'estremità occidentale della val Padana e rappresentava in origine una sorta di "promontorio" settentrionale della placca africana. L'avampaese apulo (costituito sostanzialmente dal territorio pugliese), rappresenta un dominio di piattaforma carbonatica stabile, persistente dal Mesozoico al Miocene e successivamente emerso, coinvolto solo marginalmente nell'orogenesi appenninica. La Sicilia è formata nella parte centro-orientale da rocce carbonatiche e silicoclastiche appartenenti al margine convergente africano deformato ("unità maghrebidi"), mentre nella sua parte nord-orientale (Monti Peloritani) è di pertinenza europea ("unità peloritane"); le unità "sicilidi" e "numidiche" interposte rappresentano la copertura sedimentaria del dominio oceanico tetideo, in gran parte di natura flyschoide, scollata dal substrato originario di crosta oceanica (non conosciuto) e sovrascorsa sul margine africano.
Il blocco sardo-corso costituisce un elemento strutturale appartenente al continente europeo, originariamente solidale al margine meridionale franco-spagnolo e distaccatosi in età oligo-miocenica, ruotando in senso antiorario fino a collidere con il margine continentale africano. Nel quadro tardo e post-collisionale dell'area si inserisce il processo di espansione oceanica in corso del Mar Tirreno. Il mar Tirreno ha una crosta oceanica neogenica in espansione in due aree: bacino di Marsili e di Vavilov; si ritiene che una crosta oceanica mesozoica si trovi nello Ionio sotto una massiccia copertura sedimentaria.
Il rilevante vulcanismo neogenico e la elevata sismicità della maggior parte del territorio nazionale, testimoniano il complesso assetto geodinamico ancora attivo.
Dal punto di vista stratigrafico, le rocce sedimentarie affioranti databili con sicurezza in base al contenuto paleontologico risultano di età compresa tra il Cambriano e il Quaternario. Metamorfiti di basso grado affioranti nella parte meridionale della Sardegna, costituite da arenarie alternate con peliti, sono datate dubitativamente al Precambriano.[51] La maggior parte della copertura sedimentaria affiorante in territorio italiano è post-paleozoica. Il Paleozoico Inferiore non metamorfico affiora solamente in Sardegna e in Carnia, mentre il Paleozoico Superiore (permo-carbonifero) è presente in lembi più o meno estesi nei domini sudalpino e appenninico.

Vulcanismo e geotermia

In Italia sono presenti numerosi vulcani: i più noti sono l'Etna (3 343 m), il vulcano più alto d'Europa, il Vesuvio e lo Stromboli. L'elevata attività vulcanica e magmatica neogenica - quaternaria appenninica, è suddivisibile in province:
Magmatica toscana (Monti Cimini, Tolfa e Amiata);
Magmatica laziale (Monti Vulsini, Vico nel Lazio, Colli Albani, Roccamonfina);
Distretto ultra-alkalino umbro laziale (San Venanzo, Cupaello e Polino);
Vulcanica campana (Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia);
Arco eolico e bacino tirrenico (Isole Eolie e seamount tirrenici);
Avampaese africano-adriatico (canale di Sicilia, isola Ferdinandea, Etna e Monte Vulture).[52]
Fino agli anni cinquanta l'Italia fu il primo ed unico paese a sfruttare, nella zona di Larderello e poi nell'area del Monte Amiata, l'energia geotermica per produrre energia elettrica. L'elevato gradiente geotermico che caratterizza parte della penisola rende altre province potenzialmente sfruttabili: ricerche svolte negli anni sessanta-settanta individuarono potenziali campi geotermici nel Lazio ed in Toscana, così pure in gran parte delle isole vulcaniche.[53]

Attività sismica

Per la situazione geodinamica il suo territorio è frequentemente soggetto a terremoti dando all'Italia il primato in Europa per questi fenomeni:[54] su 1 300 sismi distruttivi avvenuti nel II millennio nel Mediterraneo centrale ben 500 hanno interessato l'Italia;[55] analisi dei movimenti focali indicano che essi sono per lo più distribuiti lungo le aree interessate dalla tettonica alpina e appenninica, ove sono causati rispettivamente da movimenti lungo faglie.[52] Nel Tirreno meridionale, la distribuzione degli ipocentri, fino ad una profondità di 500 chilometri indicherebbe la presenza di un piano di Benioff dato dalla subduzione della litosfera ionica.

Popolazione

Demografia, emigrazione ed immigrazione

Con 60 776 531 abitanti[49] (al 30 settembre 2011), l'Italia è il quarto paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania, Francia e Regno Unito); la sua densità demografica è di 201,69 abitanti per chilometro quadrato, più alta della media dell'Unione.[56]
La popolazione, concentrata principalmente nelle zone costiere e pianeggianti del paese,[57] è caratterizzata da un alto numero di anziani (l'indice di vecchiaia è pari a 144,5, il 20,3% della popolazione), da un basso tasso di natalità, pari a 9,2 ogni mille abitanti e da una speranza di vita di 79,1 anni per gli uomini e di 84,3 per le donne.[58]
Alla fine del XIX secolo l'Italia è un paese di emigrazione di massa,[59] fenomeno che si manifesta prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Le principali destinazioni sono le Americhe (Stati Uniti, Argentina, Brasile) e l'Europa centro-settentrionale (in modo particolare la Germania). Nel XX secolo l'emigrazione diviene anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese.[60] Il numero di Italiani residenti all'estero che conservano la cittadinanza italiana è stimato in circa 4 000 000.[61]
Per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione, invece, il numero di immigrati o residenti stranieri regolari in Italia è aumentato considerevolmente a partire dagli anni novanta e, secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2011 contava circa 4 563 000 unità, il 7,5% della popolazione; le comunità più numerose sono quella rumena, circa 1 000 000 di unità, quella albanese, 491 000, e quella marocchina, 457 000.[58] A questi dati vanno aggiunti gli stranieri irregolari, circa 560 000 secondo un rapporto del 2010 sull'immigrazione.[62]

Religione

In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale.
I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici: nel 2006 l'87,8% si dichiarava cattolico e il 30,6% praticante,[63] percentuale scesa, per effetto di un crescente processo di secolarizzazione, al 24,4% secondo il rapporto Eurispes 2010,[64] a fronte del 18,5% della popolazione di non credenti.
La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 225 diocesi più un ordinariato militare;[65] il vescovo di Roma ne è primate ed assume il titolo di papa. La Chiesa esercita un ruolo influente nella società italiana, prendendo posizione su temi religiosi, sociali e politici, come il divorzio e l'aborto negli anni settanta o, in anni più recenti, il testamento biologico e la fecondazione assistita, la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche italiane (alla quale si dichiarano contrari oltre il 60% degli italiani)[64] o le politiche sull'immigrazione.
Il rapporto Stato-Chiesa è previsto dalla Costituzione, che lo demanda ai Patti Lateranensi, rivisti nel 1984 col nuovo concordato (i rapporti con altre confessioni religiose sono regolati da specifiche intese),[66] nel quale il sostegno statale alla Chiesa è stabilito attraverso una quota proporzionale dell'otto per mille del gettito IRPEF,[67] che si aggiunge ad altri finanziamenti alla Chiesa cattolica in Italia.
Fra le religioni minoritarie sono presenti diverse altre confessioni cristiane (in modo particolare ortodossi e protestanti, questi ultimi in massima parte pentecostali), ebrei, mormoni e testimoni di Geova. L'immigrazione contribuisce ad alimentare alcune tra le minoranze religiose presenti nel Paese,[68] le più numerose delle quali sono i cristiani-ortodossi, i musulmani, i buddhisti e gli induisti.[69]
Lingue
Lingua italiana

L'italiano è la lingua ufficiale e la più parlata; essa è inoltre una delle lingue ufficiali dell'Unione europea. Appartiene al gruppo delle lingue romanze orientali della famiglia delle lingue indoeuropee, e deriva dal dialetto fiorentino del Trecento, idioma diffusosi presso le classi colte di tutta Italia grazie anche ai grandi scrittori toscani dell'epoca come Dante, Boccaccio e Petrarca.
L'italiano moderno, nato nell'Ottocento in gran parte grazie all'opera di Alessandro Manzoni, e parlato negli anni dell'unità solo dal 2,5% della popolazione,[70] si è in seguito diffuso gradualmente prima grazie all'istruzione elementare, al fenomeno dell'inurbamento ed alla creazione di una burocrazia e di un esercito nazionali e, dopo la seconda guerra mondiale, a causa dell'azione di radio e televisione.[71] Ciononostante nel paese vengono ancora parlati un gran numero di lingue e dialetti romanzi, questi ultimi sviluppatisi autonomamente dal toscano, ma evolutisi come quest'ultimo dal latino.[72]
Altre lingue e dialetti

A livello locale sono riconosciute le seguenti lingue minoritarie:
francese: in Valle d'Aosta
francoprovenzale: in Valle d'Aosta, in alcuni comuni piemontesi ed in due isole linguistiche della Puglia
provenzale: in alcuni comuni alpini del Piemonte, e nel comune di Guardia Piemontese in Calabria.
sloveno: nella Trieste, in alcuni comuni della Provincia di Gorizia ed in alcuni comuni della Provincia di Udine.
croato: in alcuni comuni della Provincia di Campobasso
tedesco: in provincia di Bolzano ed in Val Canale; ad esso sono formalmente assimilate anche numerosissime isole linguistiche germaniche presenti in tutta l'area alpina ove si parlano dialetti Walser, Cimbri, Mocheni e germanico-carnici
ladino: nei comuni ladinofoni del Trentino-Alto Adige e del Veneto
friulano: in gran parte del Friuli ed in alcuni comuni del Veneto
sardo: in gran parte della Sardegna
catalano: nel comune di Alghero in Sardegna
arbëreshë: in numerosi comuni sparsi situati in Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia
griko: nei comuni della Grecìa Salentina in Salento
In queste aree gli uffici pubblici e la segnaletica stradale sono bilingui (o trilingui, come i comuni ladini dell'Alto Adige e walser dell'alta valle del Lys, o quadrilingui come in Val Canale), i documenti ufficiali possono essere redatti in italiano o nell'altra lingua, l'istruzione scolastica può prevedere l'insegnamento e l'utilizzo della seconda lingua, ed inoltre la televisione pubblica (RAI regionale) può produrre programmi televisivi nelle lingue o dialetti locali.
Le minoranze linguistiche storiche presenti e riconosciute all'interno dei confini della Repubblica italiana sono elencate dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482[74], nonchè in alcuni casi anche dagli statuti di autonomia delle regioni in cui vengono storicamente parlate. Inoltre il livello di tutela di alcune minoranze è stabilito sia dalla normativa italiana che dai trattati internazionali: è il caso della minoranza germanofona dell'Alto Adige e dei comuni bilingui della provincia di Trento, il cui status è regolato dall'accordo De Gasperi-Gruber, e di una parte della minoranza slovena della Venezia Giulia, contemplata dal Memorandum di Londra col quale Italia e Jugoslavia assunsero rispettivamente l'amministrazione civile delle zone A e B del Territorio Libero di Trieste: in generale il livello di tutela di queste minoranze è notevolmente maggiore di tutte le altre. Inoltre anche tra le altre minoranze che non godono di riconoscimento a livello di statuto regionale o di tutela internazionale, ma solo del riconoscimento della "legge 482" il livello di tutela realmente esistente è variegato.
Oltre alle lingue minoritarie riconosciute vi sono inoltre un gran numero di idiomi che, sebbene siano censiti dall'UNESCO come lingue minoritarie indipendenti e dalla comunità linguistica internazionale come lingue non riconducibili all'italiano, vengono generalmente definiti dialetti (si veda: Lingue parlate in Italia) e non godono di alcun riconoscimento o tutela da parte dello Stato Italiano[75].
La lingua dei segni italiana (LIS),[76] ossia la lingua visiva dei cittadini sordi, è riconosciuta dalla regione Valle d'Aosta dal 2006.

Ordinamento dello Stato

La Costituzione della Repubblica Italiana approvata dall'Assemblea costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il successivo 27 dicembre da Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948,[77] è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano.
Il sistema politico italiano è quello tipico di una repubblica parlamentare, in cui il parlamento è l'unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare.
Le maggiori istituzioni sono:

il presidente della Repubblica Italiana: è il capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale;[78] viene eletto dal Parlamento; nomina il governo e scioglie le camere.
il Parlamento bicamerale (Camera dei deputati e Senato della Repubblica): esercita il potere legislativo[79] e vota la fiducia al Governo;
il Governo: costituito dal presidente del Consiglio, i ministri e il Consiglio dei ministri, esercita il potere esecutivo;[80]
la Magistratura: indipendente, esercita il potere giudiziario (sia inquirente che giudicante);[81]
il Consiglio superiore della magistratura: ha compiti di autogoverno della magistratura, svincolandola totalmente dalle influenze del governo, in particolare dal Ministero della Giustizia;[81]
la Corte costituzionale: svolge la funzione di garante della Costituzione,[82] pronunciandosi sulla conformità delle leggi ad essa.
Vi sono due Biblioteche Nazionali Centrali sedi del deposito legale dello Stato, a Firenze e a Roma.
L'Istituto Geografico Militare è l'ente cartografico di Stato e si trova a Firenze.
Simboli

I principali simboli che rappresentano l'unità nazionale italiana sono:[83]
la bandiera italiana, nata il 7 gennaio 1797 a Reggio nell'Emilia come bandiera della Repubblica Cispadana, la cui conformazione è stabilita dall'art. 12 della Costituzione;[84]
l'emblema della Repubblica Italiana, approvato dall'Assemblea costituente nella seduta del 31 gennaio 1948 e promulgato dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola il successivo 5 maggio,[85] costituito da vari elementi simbolici;
lo stendardo presidenziale italiano, che rappresenta il segno distintivo della presenza del presidente della Repubblica;
Il Canto degli italiani, anche noto come Inno di Mameli o Fratelli d'Italia; scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, fu adottato come inno nazionale provvisorio il 12 ottobre 1946 (scelta mai ratificata nella Costituzione);[86]
il Vittoriano, ovvero il complesso monumentale a Roma dedicato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II.

Forze armate e pubblica sicurezza

La Repubblica italiana, per difendere militarmente il suo territorio e per supportare decisioni di politica interna ed estera, si serve di diverse forze armate e di polizia: l'Arma dei Carabinieri, l'Esercito Italiano, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria, l'Aeronautica Militare, la Marina Militare e la Forestale. Esse sfilano nella parata militare per la Festa della Repubblica Italiana assieme ai Corpi dei Vigili del Fuoco e della Polizia Roma Capitale (in rappresentanza delle altre polizie locali), e al personale militare e civile di altre associazioni, come la Croce Rossa Italiana e la Protezione civile.
L'Italia sostiene le Nazioni Unite, ove è stata ammessa nel 1955, e le sue attività internazionali di sicurezza ed è uno dei membri fondatori della Comunità europea, dal 1993 Unione europea. È inoltre membro della NATO, dell'OCSE, del GATT, del G8, del WTO e del Consiglio d'Europa e ha ricoperto più volte la presidenza di turno sia del G8 che dell'Unione. Il Paese schiera truppe a sostegno delle missioni di pace in Somalia, Mozambico, Timor Est e Afghanistan (quest'ultima a sostegno dell'operazione Enduring Freedom)[87] e fornisce supporto alle operazioni della NATO e delle Nazioni Unite in Bosnia, Kosovo, Albania e Libano. Il Paese, inoltre, aveva un contingente militare di circa 3 200 soldati in Iraq, ma ha ritirato le truppe da novembre 2006, mantenendo solo gli operatori umanitari e civili.[88] Nel 2012 partecipa a varie operazioni militari all'estero.[89]
Secondo il SIPRI, nel 2010 la spesa militare italiana ha sfiorato i 30 miliardi di euro,[90] collocandola in nona posizione nella classifica mondiale.[91]

Cittadinanza italiana

La legge del 15 febbraio 1992, numero 91, articolo 1, comma 1, stabilisce che è cittadino per nascita:
il figlio di padre o di madre cittadini;
chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, o se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori, secondo la legge statale di questi.
In accordo a modalità previste dalla legge, si può acquisire la cittadinanza italiana pur appartenendo a tutti gli effetti ad un altro paese.
Ordinamento scolastico

L'istruzione in Italia è regolata con modalità diverse secondo la forma giuridica (scuole pubbliche, scuole paritarie, scuole private). La formazione professionale, comprendente gli istituti professionali, dipende invece dalle regioni.

L'obbligo scolastico termina a 16 anni.[92]
Il sistema scolastico italiano è strutturato in tre cicli di istruzione:
istruzione primaria, di durata quinquennale;
istruzione secondaria, che comprende la scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, e la scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale;
istruzione superiore, che comprende l'università e la formazione specialistica, come master e scuola di specializzazione.
A questi cicli d'istruzione si affianca la scuola dell'infanzia, un'istituzione prescolastica non obbligatoria, caratterizzata dal gioco e della convivenza con i compagni e dalla preparazione al primo ciclo d'istruzione.
Il ciclo degli studi all'università si articola, dopo la riforma introdotta dal processo di Bologna, in tre fasi:
laurea (3 anni)
laurea magistrale (2 anni)
dottorato di ricerca (3 anni)
Secondo un'analisi ISTAT del 2010, il livello di istruzione e formazione degli studenti italiani è carente, soprattutto se paragonato a quello degli altri paesi europei: il 46,1% della popolazione adulta ha conseguito la sola licenza media, laddove la media europea si attesta al 28,5%. Nelle scuole superiori l'elevato numero di abbandoni scolastici porta l'Italia al primato negativo in Europa per i giovani tra 18 e 24 anni che lasciano la scuola superiore senza aver conseguito il diploma (il 20% nel 2009); anche il numero di laureati è sotto la media europea (solo il 21,6% dei giovani tra i 25 e i 29 anni). A ciò si aggiunge una bassa qualità dell'istruzione: secondo una valutazione condotta nell'ambito del programma per la valutazione internazionale dell'allievo, la competenza dei quindicenni italiani, già inferiore al valore medio nei 30 paesi OCSE, è aggravata dalla carenza nell'utilizzo di nuove tecnologie. L'Italia ha infine il primato europeo dei giovani che non studiano, né lavorano (nel 2009 erano il 21,2% delle persone tra 15 e 29 anni).[93]
Sistema sanitario

Il Servizio Sanitario Nazionale italiano (SSN) è un sistema pubblico di carattere universalistico che, come stabilito dall'art. 32 della Costituzione italiana, garantisce il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, percepite dalle aziende sanitarie locali, derivanti dai ticket sanitari (cioè le quote con cui l'assistito contribuisce alle spese) e dalle prestazioni a pagamento.
Una ricerca del 2000 dell'Organizzazione mondiale della sanità colloca il sistema sanitario italiano al secondo posto nel mondo, dopo la Francia, in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini.[94] Tuttavia, solo il 35,8% della popolazione si dichiara soddisfatto del sistema sanitario e il 42% dell'assistenza ospedaliera, mentre il 79,4% ritiene intollerabili i tempi di attesa nelle strutture sanitarie.[95]
Criminalità

Nel corso del XIX secolo si origina in Sicilia[96] un fenomeno criminale organizzato sul territorio e connotato da stretti legami con la politica e il potere economico, la mafia, termine che diviene sinonimo di "crimine organizzato"; in Italia sono di stampo mafioso organizzazioni come cosa nostra in Sicilia, la camorra in Campania, la 'ndrangheta in Calabria e la sacra corona unita in Puglia. Il fenomeno mafioso, che in Italia, secondo un rapporto del Censis del 2009, riguarda direttamente il 22% degli italiani e il 14,6% del PIL,[97] è poi proliferato a livello mondiale, con diffusione e caratteristiche autonome.
L'Italia si distingue per una forte e continua lotta contro la mafia, costata la vita a magistrati, uomini delle forze dell'ordine e delle istituzioni,[98] ma che ha ottenuto notevoli risultati, con l'arresto di numerosi boss malavitosi.
Per quanto riguarda gli omicidi, nel 2006, l'Italia risultava essere il secondo paese più sicuro d'Europa, assieme a Danimarca, Germania e Spagna, dopo la Norvegia.[99] Secondo una ricerca de Il Sole 24 ORE, basata su dati del Ministero dell'Interno e riferita al primo semestre del 2010, in Italia i reati perpetrati, soprattutto nelle grandi aree urbane e nelle zone ad alta densità infrastrutturale, sono circa 1 292 000. Milano, Torino e Bologna, con circa 30 reati ogni mille abitanti, risultano le città più a rischio, Matera, Potenza e Belluno quelle più sicure. Per quanto riguarda i reati che impattano sull'economia (usura, riciclaggio di denaro e truffe) le città più penalizzate sono Napoli, Bologna, Trieste, La Spezia e Genova.[100]
Elevata è la corruzione all'interno della pubblica amministrazione (in modo particolare nel settore sanitario): secondo il Rapporto Eurispes 2010 l'Italia è al 63º posto (su 180 paesi) nella classifica globale.[64] Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Sicilia e Puglia. Secondo il SAeT (Servizio Anticorruzione e Trasparenza), la corruzione "scoperta" è solo la punta di un iceberg rispetto ad un'ingente corruzione "coperta" che affligge gran parte della società italiana.[64]

Media e libertà d'informazione

In campo radiotelevisivo[101] il panorama italiano è caratterizzato dal duopolio RAI - Gruppo Mediaset (negli anni duemila, è diventato rilevante anche il ruolo della pay tv di Sky), i cui ascolti complessivi, stabili da molti anni, si attestano nel 2010 al 78,6% del mercato.[102] A rafforzare la predetta concentrazione è il ruolo centrale svolto dalla televisione come mezzo informativo, che in Italia nel 2010 si attesta attorno al 90%;[102] la possibile influenza dell'allora primo ministro Berlusconi, già proprietario di Mediaset, sul network pubblico RAI, ha portato l'organizzazione Freedom House a classificare nel suo rapporto l'Italia, unico paese dell'Europa occidentale, come "parzialmente libera",[103] mentre il rapporto 2011 di Reporter Senza Frontiere[104] colloca l'Italia al 61º posto (su 179) nel mondo per la libertà di stampa. Da ricordare il Premiolino, premio giornalistico assegnato alla carriera e per i contributi alla libertà di stampa. Nel rapporto 2011 sulla libertà della rete, l'Italia è invece "libera", non rilevandosi significative limitazioni alla libertà d'espressione e d'informazione sul web;[105] alla fine del 2011 la penetrazione internet è al 58,7%.[106]
Per quanto riguarda la stampa, il Corriere della Sera detiene il primato per numero di copie giornaliere vendute, seguito da La Repubblica, La Stampa e dal quotidiano economico Il Sole 24 ORE.[107]
Tra i giornalisti dell'Ottocento vanno citati Ferdinando Petruccelli della Gattina, tra i primi corrispondenti di guerra e l'unico giornalista italiano dell'epoca a lavorare anche in Europa,[108] Guglielmo Stefani fondatore della prima agenzia di stampa italiana, e Edoardo Scarfoglio, fondatore de Il Mattino e attento osservatore della questione meridionale. Guidato da Luigi Albertini dal 1900 al 1925 il Corriere della Sera diviene il primo quotidiano italiano, con firme autorevoli come Luigi Barzini e Ugo Ojetti; altre "penne" prestigiose del Novecento sono Curzio Malaparte, Indro Montanelli, conservatore e anticomunista, fondatore de Il Giornale e autore di una monumentale Storia d'Italia, Oriana Fallaci, prima inviata speciale al fronte, Enzo Biagi e Giorgio Bocca.

Economia

Membro del G8, secondo la Banca Mondiale nel 2010 l'Italia rappresenta l'ottava potenza economica del pianeta per PIL nominale assoluto, davanti all'India e dietro al Brasile[109] che diviene la decima se si considera la parità dei poteri di acquisto.[110]
Anche in termini pro-capite, l'Italia è una delle economie più ricche, occupando la 23ª posizione nel mondo (12ª nell'Unione europea)[111] e la 26ª a parità di potere d'acquisto (13ª nell'Unione europea);[112] l'economia italiana occupa un ruolo di rilievo anche nel commercio internazionale, risultando ottava per esportazione ed importazione di merci.[113]
Come tutte le economie avanzate, anche l'economia italiana è fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2011 ha rappresentato poco meno dei tre quarti del valore aggiunto (contro poco più del 50% nel 1970).[114] Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza di piccole e medie imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso.
Dopo una politica fiscale molto espansiva durante gli anni ottanta, a partire dai primi anni novanta, l'Italia ha perseguito una politica fiscale molto più rigida, per rispettare i parametri derivanti dall'adesione all'Unione economica e monetaria. Nel 1999 il Paese ha aderito all'euro, che ha sostituito la lira anche nella circolazione cartacea a partire dal 2002.
Negli anni duemila, l'Italia ha sperimentato tassi di inflazione e di interesse notevolmente più bassi che nei decenni precedenti. Tuttavia, problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (120,1% del PIL nel 2011)[115] e la criminalità organizzata continuano ad ostacolare lo sviluppo dell'economia nazionale.
Durante la grave crisi economica del 2008-2012 il tasso di disoccupazione in Italia è passato dal 6,1% del 2007 all'8,4% del 2011, il PIL nel 2011 è del 4,5% più basso che nel 2007 e, nello stesso arco di tempo, il debito pubblico è aumentato di 17 punti percentuali rispetto al PIL.[115]

Struttura economica

La tabella che segue dà un'indicazione della struttura economica del Paese mostrando la suddivisione del PIL a prezzi correnti di mercato nel 2011, espresso in milioni di euro, tra le principali attività economiche:[116]

Attività economica Valore del prodotto (milioni di €) Quota
Agricoltura, silvicoltura e pesca 27 637 2,0%
Industria in senso stretto 263 598 18,6%
Costruzioni 84 708 6,0%
Commercio, trasporti, settore alberghiero e della ristorazione 292 704 20,7%
Comunicazioni 61 115 4,3%
Settore finanziario e assicurativo 76 276 5,4%
Settore immobiliare 195 406 13,8%
Servizi professionali 121 099 8,6%
Servizi pubblici, difesa, sanità e sociale 240 632 17,0%
Altri servizi 51 256 3,6%
Totale valore aggiunto a prezzi correnti 1 414 431

Settore primario
Agricoltura

Nel corso del XX secolo l'Italia si è trasformata da paese prevalentemente agricolo a paese industriale vero e proprio. Di conseguenza, il settore agricolo (comprensivo di selvicoltura e pesca) ha visto l'occupazione calare drasticamente, passando dal 43% al 3,8% del totale,[117][118] una percentuale minima nel quadro economico nazionale. Oggi, gli occupati in agricoltura sono appena 891 000, in gran parte uomini (71,3 % del totale) e residenti nel Mezzogiorno (46,8% del totale).[119]
La superficie agricola italiana è pari a 17,8 milioni di ettari, di cui 12,7 utilizzati, e si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (45,7%).[120] Da notare che il 10% della manodopera agricola è straniera.[118]
Nel 2010 il valore complessivo della produzione agricola era pari 48,9 miliardi di euro.[121] Per quanto riguarda la produzione vegetale, che incide per 25,1 miliardi,[122] i maggiori prodotti in termini di valore sono stati il vino (1 803 milioni di euro), il granoturco (1 434), l'olio (1 398) e i pomodori (910). Per quantità prodotte, invece, i prodotti principali dell'agricoltura italiana sono il granoturco (84 milioni di quintali), i pomodori (66), il frumento duro (38) e l'uva da vino (35).[123]
Nel comparto della produzione di origine animale spiccano latte di vacca e di bufala (4 040 milioni di euro per 11 200 migliaia di tonnellate), carni bovine (3 199 e 1 409 rispettivamente), carni suine (2 459 e 2 058) e pollame (2 229 e 1 645).[124]
La produzione complessiva della pesca marittima e lagunare, comprensiva di crostacei e molluschi, si attesta nel 2010 a 2 247 milioni di euro.[121]
Risorse minerarie

Il territorio italiano presenta giacimenti minerari di varia tipologia che, fino al termine del XX secolo, hanno consentito una fruttuosa produzione di mercurio, antimonio, piombo, zinco, argento, ferro e di minerali quali pirite, fluorite, amianto e bauxite. Successivamente, tuttavia, i giacimenti con un potenziale sfruttamento economico sono diminuiti, e l'attività mineraria rimasta si è concentrata sui sali evaporitici, le marne cementizie, le argille (principalmente bentonite e montmorillonite) e i feldspati, per l'industria ceramica e i refrattari; sempre attiva l'attività estrattiva, tipica per l'Italia, delle numerose cave di marmo ed altre rocce per l'edilizia, l'estrazione di pomice, ossidiana, pozzolana e talco.[125]

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Nov 2, 2012, 8:30:28 PM
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italianvolcano's avatar
forza azzurri!!!

foto davvero ottima

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